• SHOE / Foto di Davide Pachera

shoe

Celebre oggetto delle paranoie morettiane, le scarpe sono ciò che ci separa dal nudo suolo, la nostra interfaccia con la realtà, ciò che ci permette di attutirne le asperità o di cavalcare l’onda di una moda passeggera. Ci accompagnano in ogni occasione sociale. Marcano le fasi della nostra crescita e invecchiamento. Le scarpe hanno un personalità: ci sono scarpe che segnalano rumorosamente il nostro passaggio e altre che sgattaiolano via, felpate.

Le suole lasciano traccia del nostro spostamento. Cumuli di calzature indicano il fatto che chi le indossava ora non ne ha più bisogno. Le scarpe di Shoe sono tutte accoppiate, maneggiate con estrema cura, come se con loro gli interpreti toccassero e spostassero nello spazio un’intera esistenza di strade percorse. Chi, da piccolo, non ha provato le scarpe con il tacco di mamma, testando l’ebbrezza dello stare in equilibrio? E in inglese, being in one’s shoes significa essere nei panni di qualcuno. Il performer le sperimenta tutte, non compie una scelta precisa: comodità o scomodità, la vita va provata. Scarpe come feticci attraverso cui esprimersi. Gli interpreti di Shoe hanno un linguaggio, questo sì, davvero diverso, una delicatezza e un’originalità di cui lo spettatore vuole fare tesoro. La loro gestualità è inimitabile. Le cromie dei costumi di scena, dello sfondo e delle stesse calzature rispecchiano la bolla di irrealtà che avvolge il lavoro, che pure ruota intorno all’estremo realismo di scarpacce abbandonate, poi nuovamente adottate, e quindi ancora gettate, e infine messe su un piedistallo.

Per certi balli servono determinate scarpe. Passo dopo passo si creano le geografie delle nostre città, e siamo noi a completare le linee segnate da altri.La storia umana, descritta dai tanti piedi che hanno solcato questa Terra, ci fa maltrattare le ex-esistenze, scagliate in una fossa. Ma si salvano proprio quelle più fragili, che si credeva non ce l’avrebbero fatta.

crediti

invenzione Matteo Maffesanti
performer Luca Aldegheri, Matteo Maffesanti, Eddy Bosco, Alessio Bertanza, Samuele Trentini e Mirko Tomezzoli
supervisione artistica Chiara Bortoli e Marco D’Agostin
conversazioni Giulia Galvan
movement coach Francesca Foscarini
elaborazione musicale e tecnica Davide Pachera
disegno luci Noiz&Parker
video Alberto Scorsin
residenze artistiche CSC Bassano del Grappa, Comunità dei Giovani, Spazio Voll Vicenza
produzione Operaestate Festival del Veneto
con il sostegno Banca Popolare di Verona, S. Geminiano e S. Prospero

anno 2013
durata 40 minuti